Seleziona il capitolo della lezione |
|
|
INFORMATICA DI BASE |
Le
periferiche si distinguono fondamentalmente in periferiche di entrata, utilizzate per introdurre dati nel computer
(la tastiera, il mouse, lo scanner), periferiche
di uscita, aventi la funzione di presentare i dati elaborati dal computer
all'utente (il monitor, la stampante) e periferiche
di immagazzinamento, usate per custodire dati in supporti magnetici e/o
ottici (floppy disk, nastri, CD Rom.).
Il
collegamento di una periferica comporta una installazione hardware, la
collocazione fisica della periferica all'interno dell'unità centrale oppure il
collegamento tramite cavo, ed una software, ossia il caricamento di un programma
che permette al computer di riconoscere la periferica e di lavorare con essa.
Questo argomento sarà trattato nella parte relativa al sistema operativo: qui
basti dire che il software è normalmente costituito da un file che l'utente
deve caricare nel DOS, e viene chiamato controllore di periferica (device
driver).
In
realtà non sempre è necessaria un'installazione di software: in particolare le
routine che gestiscono i dispositivi di base, quali il monitor e la tastiera,
sono preconfigurate nel sistema operativo; pertanto quando si collega una
tastiera o un monitor si deve semplicemente fare attenzione a connettere il cavo
della periferica all'unità centrale.
L'installazione
hardware può avvenire tramite due metodi: il primo consiste nell'alloggiamento
di una scheda in uno slot di espansione dell'unità centrale, esempio tipico è
l'inserimento di una scheda di espansione della memoria in un apposito
connettore localizzato nella scheda madre; il secondo metodo è rappresentato
dalle c.d. interfacce o porte seriali e parallele.
Le
porte sono connettori dell'unità centrale che permettono di realizzare
comunicazioni bidirezionali tra il PC e le periferiche: dalla periferica al
computer e viceversa.
Le
porte parallele (o porte Centronics,
dal nome del suo inventore) trasmettono i dati byte per byte: gli 8 bit di ogni
byte sono inviati in parallelo (8 bit alla volta). Questo tipo di porte è
essenzialmente utilizzato per collegare le stampanti, tuttavia il DOS ne
supporta tre, chiamate LPT1, LPT2 e LPT3.
Le
porte seriali trasmettono i dati, non
8 bit in parallelo per volta, ma inviando i bit sequenzialmente, uno dopo
l'altro, con una velocità, com'è facile immaginare, almeno 8 volte inferiore a
quella delle porte parallele. Tuttavia, grazie alla loro versatilità, questo
tipo di porte è utilizzato per connettere diversi tipi di periferiche: mouse,
scanner, modem, ecc. (il DOS supporta fino a 4 porte seriali, denominate COM1,
COM2, COM3 e COM4). I connettori per le porte seriali possono essere di due
tipi: da 9 pin e da 25 pin; ed è possibile connettere cavi da 25 pin a porte da
9 pin utilizzando appositi convertitori (del tutto simili ai riduttori delle
spine elettriche).
La
tastiera costituisce uno strumento di
immissione dati, ed è formata da 101 tasti (quella standard) che si premono
singolarmente oppure in combinazione tra loro. Possiamo raggruppare i tasti in
quattro gruppi generali: tasti di scrittura generale, di funzione, di movimento
cursore e tastierino numerico indipendente. I tasti di scrittura generale sono
posti nel centro e occupano la maggior parte della tastiera: essi comprendono i
caratteri dell'alfabeto, i numeri e i principali simboli ortografici. Alcuni di
questi tasti, posti ai lati del blocco e normalmente aventi una colorazione più
scura, sono tasti speciali (i tasti Invio, Ctrl, Alt, Shift, ecc.). Nella parte
alta della tastiera troviamo, posti orizzontalmente, 12 tasti funzione (da F1 a
F12), ognuno dei quali attiva operazioni speciali (ad esempio, nella maggior
parte dei programmi, premendo il tasto F1 si visualizza un messaggio di aiuto).
Un terzo blocco di tasti, il tastierino numerico indipendente, è posto nella
parte destra della tastiera e compie due funzioni differenti secondo che il
tasto "Bloc Num", il primo in alto a sinistra del tastierino, sia o no
attivato: se è attivato, il tastierino si può paragonare alla tastiera di una
calcolatrice elementare; se non è attivato, i tasti pigiati muovono il cursore
secondo la direzione delle frecce. Tra il tastierino appena visto e il blocco
dei tasti di scrittura generale, è posto un altro gruppo di tasti che attivano
il movimento del cursore.
Anche
il mouse è un dispositivo di input
di dati; ma, a differenza della tastiera con la quale si possono digitare
caratteri e numeri, il mouse possiede una duplice funzione: si possono inviare
movimenti al cursore, nonché impartire ordini di attivazione. Il funzionamento
di un mouse è intuitivo: bisogna poggiarci la mano sopra e muoverlo su un
apposito tappetino (mouse pad): in corrispondenza del movimento del mouse sul
tappetino, si avrà un analogo movimento del cursore (che assume la forma di una
freccia) sullo schermo. La seconda funzione del mouse, dare ordini di
attivazione, si realizza premendo i tasti di cui è dotato, ovvero, come si dice
in gergo informatico, facendo clic. Nella maggior parte dei casi, ad essere
utilizzato è il tasto posto sulla parte sinistra del mouse, ma quasi tutti i
programmi prevedono l'utilizzo anche del tasto destro (in questo caso è
chiaramente specificato).
L'utilizzo
del mouse è particolarmente indicato per ambienti grafici basati su menu e
finestre (come i programmi Microsoft): per scegliere una certa opzione da un
menu, basta posizionare il cursore del mouse sul menu, fare clic per aprirlo e
poi selezionare l'opzione ripetendo l'operazione.
Anche
l'installazione del mouse consta di un processo hardware, la connessione del
cavo seriale alla porta apposita del PC, e un processo software, il caricamento
in memoria del controllore del dispositivo, in modo da poterlo utilizzare tutte
le volte che adoperiamo un programma che ne supporti l'uso.
LE
STAMPANTI
L'essere
umano si realizza nella comunicazione. E per tale ragione e forse per far
riposare lingue ormai stanche (esempio il latino), che un bel giorno è stata
inventata la scrittura. Grazie ai fratelli Gutenberg, un po' di tempo dopo,
venne ideata la stampa. Ah! La stampa. Tutta la nostra società ruota attorno ad
essa. Quotidiani, libri, documenti, bollette, tasse, ecc. Dove saremmo senza
questa meravigliosa creazione?
E’
stato dunque inevitabile che anche i computer fossero dotati di una adeguata
apparecchiatura capace di adottare tale forma di comunicazione: la stampante.
Come
è avvenuto per lo stesso elaboratore elettronico, le prestazioni sono
via via migliorate nel tempo, grazie anche all'accorto impiego delle nuove
tecnologie. Così si è passati da modelli meccanici con mediocri qualità di
stampa, a prodotti altamente sofisticati, capaci di riportare su carta non solo
caratteri ben definiti, ma anche diagrammi, disegni, tabelle ed anche foto.
In
questa panoramica seguiremo anche l'evoluzione
di tale mezzo. Premettiamo che i parametri che caratterizzano una stampante sono
due: la qualità di stampa, espressa in dpi
(dot per inch), ossia il numero di punti per pollice usati per Ia
rappresentazione (ad esempio, 600x600 dpi, indicano 600 punti in orizzontale ed
altrettanti in verticale per pollice), e la velocità di stampa, indicata in
termini di numero di pagine (formato A4) al minuto che possono essere scritte.
Più alti sono i valori, migliori sono le prestazioni.
Le
prime stampanti ad essere immesse sul mercato furono quelle a
margherita. Del tutto simili alle antiche macchine da scrivere, presentavano
dei "petali" disposti a raggiera (proprio come un fiore), alla cui
estremità erano posti in rilievo i caratteri. I petali battevano su di un
nastro contenente l’inchiostro, permettendo la scrittura su di un foglio.
Essendo
tutta l'architettura della macchina
piuttosto, pesante, le prestazioni in termini di velocità di stampa erano
scadenti. InoItre, per ottenere caratteri particolari, o grafici, occorrevano
margherite apposite. Si trattava quindi di una soluzione che potremmo definire
primordiale.
Ma era il primo prodotto di uno sforzo tecnologico, che in breve tempo avrebbe
portato a risultati, ben più prestigiosi.
Il
successore, oggi ancora diffusamente in commercio, è la stampante ad aghi.
Usata spesso negli uffici per la produzione di più copie contemporaneamente,
come la stampa su carta chimica di bolle o fatture. Il foglio viene fatto
scorrere verticalmente mediante un tamburo, mentre è presente una testina
dotata di movimento orizzontale. Al suo interno sono contenuti degli aghi (nove
oppure ventiquattro) che, opportunamente combinati, permettono di ottenere
qualsiasi carattere o forma desiderata.
La
stampa di una macchina a nove aghi è facilmente riconoscibile poiché i puntini
che compongono le parole, sono visibili anche, ad occhio nudo. Se da un lato la
qualità lascia a desiderare, dall'altro, l'elevata velocità di lavoro la rende
particolarmente adatta a svolgere quelle mansioni che necessitano di rapidità
ed economicità, come, ad esempio, la stampa di tabulati. Per questo, tali
macchine sono equipaggiate con un sistema di pulegge trainanti (tractor), che
permettono di utilizzare blocchi di fogli forati sui due lati, cosi da garantire
una stampa continua, senza dover ogni volta riposizionare la carta. Tutto a
vantaggio della velocità, anche se presentano una certa rumorosità.
Di
più recente realizzazione sono le ink-jet
printer (stampanti a getto d'inchiostro), che garantiscono un ottimo
compromesso tra qualità, velocità ed economicità.
Il
principio di funzionamento è del tutto differente da quelle ad aghi. Sono
presenti due parti distinte: un serbatoio per l'inchiostro (cartuccia) ed una
testina. Quest'ultima presenta dei piccoli ugelli attraverso i quali
l'inchiostro in ebollizione viene violentemente spruzzato sulla
carta. Roba da non crederci! Soprattutto se si pensa che le goccioline
emesse impattano il foglio a velocità superiori ai
50 km all'ora!
Le
ink-jet printer sono in genere dotate di un caricatore, automatico di fogli che
permette all'utente di evitare il noioso compito di inserire di volta in volta
le pagine.
Esistono
due diversi modi di formare la goccia e proiettarla sul foglio:
Nei
sistemi a getto d'inchiostro "termico" (thermal ink-jet,
bubble jet, ecc.) una microresistenza termica, posta in un canale dietro l’ugello, riscalda
istantaneamente l'inchiostro provocandone la
vaporizzazione e, conseguentemente, l'aumento di volume, è questa bolla di gas
che spinge fuori violentemente la goccia d'inchiostro che si trova vicino
all'ugello di uscita. Nei sistemi a getto d'inchiostro
"piezoelettrico", invece, la parete del tubo che porta all'ugello,
viene schiacciata da una piccolissima lamina di un materiale che si flette quando è percorso da corrente
elettrica. Entrambi i sistemi hanno pregi e difetti: l'ink-jet termico è
critico nella formulazione dell’inchiostro, che deve sopportare alte
temperature senza alterarsi per garantire il corretto funzionamento; inoltre,
gli ugelli sono sottoposti a forte usura e si consumano in fretta, per cui la
testina va sostituita, regolarmente.
Nell'ink-jet
piezoelettrico le testine, durano molto più a lungo, ma sono anche molto più
costose, da produrre; inoltre, visto che in genere, non sono intercambiabili, la
rottura di un ugello può essere fatale. Sostituire la testina su queste
macchine, dunque, costa quasi
quanto comprare una stampante nuova.
Grazie
ai continui miglioramenti qualitativi, le odierne ink-jet
offrono una qualità del testo molto vicina a quella del laser, ma in più la
maggior parte dei modelli offre il colore e molte anche la stampa fotorealistica.
Inoltre, la maggior parte delle ink-jet hanno una buona versatilità nel
trattamento dei diversi formati di carta, ed esistono modelli A3 e persino A2,
di costo contenuto (attorno al milione l'A3; il doppio per l’A2). I punti
deboli sono invece il costo per pagina, ancora alto, la
velocità inferiore rispetto alle laser ed una maggiore deperibilità dei
documenti stampati: per esempio, molte macchine usano inchiostri non resistenti
all’acqua o non capaci di resistere all'esposizione dei raggi solari
per non più di qualche mese.
Concludiamo
questo breve viaggio, parlando delle laser
printer, cioè le stampanti laser.
Tali macchine oppongono alla qualità notevole, un costo elevato, che le rende
preferibili per il lavoro d’ufficio, dato che l'utente
“casalingo" preferisce rivolgersi al mercato delle ink-jet a
colori, caratterizzato da prezzi decisamente più contenuti.
Il
funzionamento è il seguente: un raggio laser, pilotato dalle informazioni che
giungono dal computer, colpisce un rullo rivestito di selenio (materiale
isolante al buio e conduttore se investito da luce), caricando elettricamente
specifiche zone. Solo i punti “illuminati” trattengono elettrostaticamente
la polvere secca. Continuando a ruotare, il cilindro viene in contatto con il
serbatoio di inchiostro in polvere (toner) le cui particelle
vengono attirate dalle zone del cilindro ancora cariche staticamente. A questo
punto, sul cilindro abbiamo un'immagine completa della pagina da stampare
composta di granelli di toner.
L’ultima
fase è quella del trasferimento,
il cilindro viene in contatto con il foglio di carta che, nel frattempo, è
stato caricato elettrostaticamente con intensità
superiore; a causa del maggior potenziale, il toner, passa dal cilindro
alla carta. Prima di uscire dalla stampante, il foglio passa tra due rulli
pressori riscaldati che "fondono” il toner sulla carta.
Le
stampanti laser sono state per anni solo monocromatiche, ma recentemente si è
iniziato a commercializzare anche modelli a colori. Queste funzionano sullo
stesso principio di quelle bianconero, con la differenza che i toner sono
quattro (ciano, magenta, giallo e nero) per formare le immagini in quadricromia.
Le
laser oggi arrivano agevolmente a risoluzioni dell'ordine dei 1.200 punti per
pollice, con i modelli più economici che partono dai
300 e quelli " mainstream” a 600 punti per pollice.
La
maggior parte tratta fogli fino
all'A4, ma esistono anche (costosi) Modelli A3 e (rari) modelli per il modulo
continuo.
La
velocità è di 4 - 6 pagine al minuto per i modelli economici,
mentre i più diffusi oggi sono fra le 8 e le 12 pagine al minuto; chi ha
esigenza di alta produttività può trovare stampanti da 16, 20 o 24 pagine al
minuto (in questo caso un vero e proprio investimento).
Da
notare che la velocità dichiarata è quella meccanica, ovvero quante copie
della stessa pagina possono essere stampate in un minuto; con pagine ricche di
grafica, quindi, i tempi si
allungano,
perché ogni singola pagina va prima elaborata dall'elettronica della stampante.
La
stampante laser rappresenta oggi la migliore soluzione per chi deve stampare
testi in bianco e nero, con buona produttività e basso costo per pagina.
Se
vi serve assolutamente il colore, e non avete problemi di budget, potete pensare
ad una laser a colori, se invece il prezzo d’acquisto è un fattore critico,
consigliamo decisamente l'ink-jet.
Un
discorso a parte meritano i plotter. Si tratta di apparecchi che utilizzano dei pennini colorati per
riportare disegni su carta. Molto familiare ad architetti ed ingegneri, sono
costituiti da una testina, dotata di movimento orizzontale, che supporta la
penna, e da un tamburo che permette lo scorrimento del foglio in senso
verticale. Possono essere ad una sola testina sulla quale si inserisce la penna
del colore e dimensioni desiderate, oppure a più testine che supportano più
penne. Si possono così ottenere rappresentazioni precisissime dei più
complessi progetti. Lo strumento ideale per chi ha a che fare con il disegno
tecnico.
Stampare
fotografie dal PC richiedeva fino a qualche anno fa, macchine decisamente
costose e comunque fuori della portata non solo degli hobbysti ma anche di molti
studi professionali. L’unica tecnologia disponibile capace di una resa
fotografica era infatti quella detta a sublimazione
e le stampanti di questo tipo avevano un costo proibitivo, nell'ordine delle
decine di milioni. Ma da qualche anno a questa parte, i miglioramenti
qualitativi che si sono registrati nella tecnologia ink-jet hanno permesso di
costruire stampanti economiche dotate di una resa più che soddisfacente nella
stampa di immagini fotografiche a colori.
Intendiamoci,
anche le macchine ink-jet più sofisticate sono ancora inferiori alle stampanti
a sublimazione, ma mentre fino a qualche anno fa la differenza era abissale,
oggi le migliori stampanti inK-jet producono stampe che solo se guardate da
vicino sono distinguibili da quelle prodotte da un sistema a sublimazione.
La
tecnologia di base è infatti comune. Sia le stampanti a sublimazione, sia la
maggior parte delle ink-jet sfruttano un sistema di stampa chiamato quadricromia
(lo stesso utilizzato per la stampa di riviste, libri e giornali) che consiste
nell'utilizzare solo quattro colori di base (ciano, magenta, giallo e nero) ,
riproducendo tutti gli altri mediante accostamenti detti retini. Nelle macchine
a sublimazione i quattro colori da deporre sul foglio sono riscaldati fino a
diventare gas (processo di sublimazione, appunto); per questo essi possono
miscelarsi in modo tale che ogni singolo punto dell'immagine può assumere uno
dei 16 milioni di colori normalmente indirizzati dal computer.
Nelle
stampanti ink-jet, invece, ogni singolo punto può assumere
solo uno dei 4 colori, di base (più il bianco). Ecco perché se
guardiamo da vicino una stampa ink-jet (o anche una foto, su una rivista),
possiamo scorgere il retino, mentre nel caso della stampa a sublimazione, ciò
non è possibile.
Per
migliorare la qualità delle stampe prodotte con macchine ink-jet, i produttori
hanno tentato strade, diverse. Per prima cosa hanno aumentato la risoluzione
delle macchine, ovvero, hanno alzato la densità dei punti e contemporaneamente
ridotto la loro dimensione: oggi, i prodotti di punta lavorano a 1.440 x 720 dpi
o, addirittura a 1.200 x 1.200, con diametri dei singoli punti dell'ordine, dei
50/60 micron (1 micron = 1 millesimo di millimetro). Poi, hanno lavorato sul
software ed in particolare sui driver di stampa (quei programmi che si occupano
di tradurre le istruzioni dei computer in sequenze di punti stampabili),
migliorando la gestione delle retinature ed introducendo a livello generalizzato
il retino cosiddetto “stocastico" (o anche “a diffusione di errore”,
ideale per uso fotografico, al posto dei classici “dithering" geometrici,
più adatti alla business grafic. Infine, sono intervenuti sugli inchiostri.
La
tecnica che sembra aver avuto il maggior riscontro è basata sull'utilizzo di
sei colori (esacromia) al posto dei tradizionali quattro. Ai soliti: ciano,
magenta, giallo e nero vengono infatti aggiunti un ciano e un magenta meno
densi, che migliorano nettamente la resa quando si debbano riprodurre tonalità
particolarmente chiare.
Il
parametro del costo di stampa
Quando
si parla di stampanti, c’è un dato importante che viene trascurato: il costo
copia, ovvero il costo effettivo di ogni singolo foglio stampato dalla macchina.
Il fatto è che, pur essendo un fattore discriminante importante, il calcolo non
è del tutto semplice come potrebbe sembrare.
Gli
elementi da considerare sono: il costo della carta, quello dell’inchiostro ed
una percentuale del costo di acquisto della stampante (quest'ultimo calcolato
dividendo il costo reale della stampante per il numero di pagine che la macchina
potrà produrre nella sua vita). A voler essere pjgnoli, si potrebbe inserire
anche il consumo elettrico, ma poichè è assolutamente trascurabile rispetto
alle altre cifre può anche non essere considerato. Ora, il primo problema è
che raramente i produttori dichiarano la vita utile delle stampanti. Queste
macchine, come ogni altro apparato meccanico, hanno una durata diversa a seconda
delle condizioni di utilizzo: in particolare, più vengono sfruttate
intensamente, più in fretta
invecchiano.
Molti
produttori dichiarano per le loro
macchine un “carico massimo mensile" che permette di farsi un'idea della
robustezza della macchina e della produttività che ci si può aspettare. Di
norma, comunque, la quota del consumo stampante aggiunge al massimo qualche lira
al costo pagina. La cifra diviene significativa solo nel caso la stampante sia
pesantemente sottoutizzata: per esempio, se comprate una stampante da 1 milione,
e stampate un foglio al giorno, nel giro di 5 anni avrete stampato solo un
migliaio di pagine e dovrete magari buttare la stampante perché non si trovano
più le cartucce di ricambio; a quel punto, ogni pagina vi sarà costata 1.000
lire di stampante.
Ma
torniamo alla situazione standard, con la macchina utilizzata regolarmente. I
due fattori realmente significativi a questo punto restano la carta e
l'inchiostro.
Nel
caso delle stampanti laser, la carta è la stessa normalmente usata per le
fotocopiatrici, universalmente reperibile a costi contenuti (sotto le 50 lire a
foglio). Per le macchine ink-jet, invece, la situazione è diversa. Esse possono
utilizzare la normale carta per fotocopiatrici, ma la qualità ottenibile non è
elevatissima. Soprattutto quando si devono stampare pagine grafiche o
fotografie, conviene utilizzare le carte speciali proposte dai vari produttori.
Queste
carte hanno costi estremamente variabili, a seconda delle caratteristiche, e
vanno dalle 200 alle 3.000 lire a foglio. Per quanto riguarda
l'inchiostro, il problema è che il suo utilizzo dipende dalla
percentuale di copertura, ovvero da quanto inchiostro finisce effettivamente
sulla pagina. Tipicamente, si assume come copertura di una pagina di testo la
percentuale del 5%. Le pagine con testo e grafica business vengono accreditate
di una copertura attorno al 10% e per le pagine fotografiche, si assume una
copertura del 15 o 20% per colore.
Se
dunque un produttore specifica per il toner delle sue stampanti laser una durata
di "10.000 pagine al 5%", significa che si riferisce a 10.000 pagine
di testo; nel caso di grafici o disegni il consumo, naturalmente, va almeno
raddoppiato. Lo stesso discorso vale per i serbatoi delle stampanti ink-jet, con
la differenza che la capacità tipica è di poche centinaia di pagine ed il
costo è in genere superiore a quello delle laser.
Concludendo,
se non avete voglia di fare calcoli complicati riportiamo qualche indicazione di
massima: le laser stampano in genere a meno di 100 lire la pagina: le ink-jet
vanno dalle 50 - 100 lire (testo) alle 500 - 1.000 lire (grafica), fino alle
4.000 - 6.000 lire (foto su carta speciale); le sofisticate macchine a
sublimazione, ideali per la stampa fotografica, si aggirano tra le 5.000 -
10.000 lire a pagina per il formato A4. Altra possibile differenziazione si
potrebbe fare per stampe a bassa – media – alta definizione; ma ci sembra già
abbastanza per far capire che non bisogna lasciarsi “prendere la mano”.
Da
quando Internet è diventata popolare, la telematica, (la branca
dell'informatica, che si occupa della trasmissione di dati) non è più una
specie di arte magica praticata da strani tizi dal camicie bianco e dall'aria
ispirata. Oggi, collegare il proprio computer al telefono è diventata quasi una
necessità. Utilizzare la posta elettronica, reperire informazioni presenti in
altri computer, dialogare con altri utenti di computer diventa, giorno dopo
giorno, sempre più comune.
Per
poter fare tutto questo occorre dotare il proprio computer di un piccolo
accessorio chiamato modem (il nome è l'abbreviazione di modulatore-demodulatore).
Questo apparecchio, riesce a
trasformare
i dati emessi dal computer (digitali) in una serie di suoni (analogici) che
possono viaggiare sulla linea telefonica. Dall'altra parte del filo dovrà
naturalmente esserci un apparecchio analogo, che ascolterà i segnali sonori e
li trasformerà nei dati di partenza, consegnandoli al computer ricevente.
I
modem in commercio sono disponibili in diverso tipologie. La più comune è
quella della periferica esterna da collegare al computer tramite interfaccia
seriale. E’ consigliabile che questo collegamento sia il più veloce possibile
(57.600 e 115.200 bps), in caso
contrario si può avere un collo di bottiglia e si rischia di perdere i dati per
strada.
La
secondo tipologia è quella a scheda, da inserire nel computer su uno slot di
espansione. Di solito un modem interno costa meno, non ingombra e non necessita
di un alimentatore esterno; l'unica seccatura è che non si hanno più a
disposizione le luci di segnalazione che nei modem esterni aiutano chi ha
l'occhio allenato a capire se tutto va bene nel collegamento; inoltre, bisogna
tener presente che il modem interno
è difficile da spostare da un computer all'altro. Ed è compatibile con un solo
tipo di slot; se cambiate macchina e quella nuova ha gli slot diversi, il modem
è da buttare.
La
terza ed ultima tipologia è quella dei modem PC Card (ex PCMCIA) ovvero quelli
a "carta di credito” per computer portatili.
Sono
in genere più costosi ma risparmiamo molte complicazioni fra cavi di
collegamento, alimentatori multitensione e batterie. Per quanto riguarda le
caratteristiche da tenere d'occhio le più importanti sono tre. La prima è la
velocità, che nei modelli più sofisticati è di 33.6 kbps.
Sono
disponibili anche modem a 56 kbps ma attualmente è ancora in atto una lotta tra
i due standard.
Gli
apparecchi più diffusi ed economici lavorano a 28.8 kbps mentre velocità
inferiori oggi non devono essere considerate.
La
seconda caratteristica é la capacità di correzione di errore, che deve essere
implementata in hardware. Essa permette di lavorare con più sicurezza anche su
linee di trasmissione disturbate come quelle italiane (e questo è ancora un
complimento, in quanto sarebbe più corretto parlare di linee primitive).
Controllate che sia supportata nella versione V.42 e non solo MNP 2 - 4.
La
terza caratteristica utile è la compressione dei dati, in standard V.42bis e
MNP5. Questa caratteristica consente di quadruplicare la velocità del modem
quando invia dati non precompressi (per esempio un file di testo).
Un'ultima
annotazione: per legge i modem commercializzati in Italia devono essere forniti
di omologazione (praticamente significa costo doppio). Essa, garantisce che
l'apparecchio sia stato adattato, alle particolari condizioni delle nostra rete
telefonica (livelli di tensione, tono di chiamata e di occupato, isolamento,
ecc.). in realtà anche la maggior parte dei modem non omologati funziona
correttamente sulle nostre linee, ma come si dice: fidarsi è bene...
INTERNO | ESTERNO | |
A favore | A favore | |
Non occupa spazio | Non occorre aprire il PC | |
Non ha bisogno di alimentazione esterna | Può essere utilizzato su computer diversi | |
Ha un costo inferiore | E' più facile individuare anomalie | |
Per contro | Per contro | |
Rimane stabile su di un solo computer | Occupa spazio sul piano di lavoro | |
Per montarlo occorre aprire il PC | Necessita di una presa elettrica | |
Occupa una porta dei computer | ||
Ha un costo maggiore |
La
maggior parte dei modem commercializzati oggi è del tipo modem/fax: sono modem
in grado di inviare/ricevere file e fax. Il vantaggio di avere un fax per PC è
evidente se si considera che: a) non è necessario stampare il fax sul foglio,
recarsi all'apparecchio fax, collocare il foglio, digitare il numero telefonico
e controllare che la trasmissione sia avvenuta in modo esatto; b) è possibile
programmare l'invio durante la notte, quando le tariffe telefoniche sono più
economiche ed è più probabile trovare libero il telefono del destinatario; c)
si ha altresì la possibilità di programmare l'invio automatico dello stesso
fax a più telefoni, con un evidente risparmio di tempo.
Imparentate
strettamente con le telecamere, le macchine fotografiche digitali utilizzano un
sensore CCD al posto della pellicola per catturare le immagini. Le macchine
amatoriali (ossia con prezzo attorno al milione di lire) hanno in genere una
qualità piuttosto bassa, con risoluzione dell'ordine dei 640 x 480 punti.
Questo vuol dire che l'immagine è discreta per il video, ma difficilmente si
potrà stampare su un formato superiore ai 10 x 15 centimetri.
Chi
vuole acquistare una di queste macchine deve innanzitutto controllare la qualità
dell'obiettivo, che su molti modelli è, diciamo così, non esaltante. La cosa
è più importante di quanto non possa sembrare perché
in queste macchine l’obiettivo non è intercambiabile, come invece
avviene nelle tradizionali reflex.
Altre
caratteristiche importanti sono la risoluzione, la quantità di memoria e la
possibilità di espansioni standard. Infine, la presenza dei display LCD è
comoda per gestire le immagini in memoria (rivedere, cancellare) anche se per,
l’inquadratura è preferibile il mirino ottico.
Attenzione
al numero di foto registrabili in memoria: contrariamente a quanto si può
pensare, a parità di memoria una macchina che registra
meno foto è da preferire, perché significa che comprime meno le
immagini e quindi fornisce una maggiore qualità finale.
Lo
scanner è l'apparecchio che permette di trasferire le immagini (e non solo),
nei computer. Fino a qualche tempo fa, nel mercato amatoriale imperversavano gli
scanner manuali, con sensore largo una decina di centimetri; per eseguire la
scansione di un foglio A4, quindi, era richiesta un'operazione di giunzione fra
due o più scansioni e, soprattutto, mano ferma e precisione nella fase di
acquisizione.
Oggi,
i prezzi degli scanner piani in formato A4 sono scesi a tal punto da rendere
questi ultimi la soluzione preferita. Gli scanner di questo tipo sono in genere
capaci di una risoluzione meccanica di 300 x 600 punti (inutile guardare la
risoluzione massima, che è frutto di interpolazione e non aggiunge dettaglio
all'immagine) e di una profondità di colore di 24 bit, sufficienti per l'uso
normale (le macchine a 30 e 36 bit sono in genere riservate all'impiego
professionale, anche se cominciano a vedersi delle eccezioni).
Se
scegliete uno scanner di questa fascia, controllate il tipo di interfaccia
(alcune macchine montano la SCSI (pronuncia scasi), più veloce ma necessita di
una scheda, altre usano la parallela più economica, ma molto più lenta … e
occhio ai problemi con la stampante) e, soprattutto,
il software in dotazione: la maggior parte ha i driver per vari sistemi
operativi, i plugin per Photoshop, un programma di fotoritocco e uno di OCR,
ovvero per la digitalizzazione automatica dei testi; alcuni aggiungono programmi
di gestione documenti (tipo Visioneer Paper Port) e software per la fotocopia
digitale, altri vengono forniti con i soli driver.
Se
un giorno pensate di dover scandire fotocolor, controllate se è possibile
aggiungere l'accessorio per trasparenti, e quanto costa (alcuni produttori
caricano prezzi ridicolmente alti per questo accessorio).
A
proposito di pellicole, cominciano a vedersi in giro scanner per pellicole 35
mm. o APS a prezzi decenti. Si tratta di macchine, molto specializzate, ma la
qualità di resa è in genere ottima, proprio come la desidera il fotoamatore più
evoluto.
Se,
infine, dovete scandire documenti in formato A4 ma, avete problemi di spazio
sulla scrivania, potete provare uno scanner a tamburo. No, non quelli
professionali per fotolito, ma i nuovi modelli economici che si inseriscono tra
tastiera e monitor. Ne esistono per tutte le tasche e di diverse tipologie, dal
solo bianco e nero per la scansione di testi, a modelli a toni di grigio ed
anche a colori a 24 bit utilizzabili per la grafica.
Gli
scanner a tamburo vengono in genere forniti di software per i document
management, che è il loro
principale campo di impiego, ma i modelli a colori includono spesso anche
software per il fotoritocco e per la trasformazione in una "fotocopiatrice
virtuale". I loro principali difetti sono una resa qualitativa fortemente
dipendente daIla precisione del trascinamento della carta e l'impossibilità di
scandire oggetti traslucidi (come le pellicole).