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INFORMATICA DI BASE |
Prima
di cominciare, una domanda. Vi siete mai cimentati nella pittura? Se la risposta
è no, forse non ricordate che in passato qualcuno, per gioco o nella speranza
di crescere un nuovo Picasso, vi ha fatto sicuramente "pasticciare"
con acquerelli e tempere.
Sempre
questo qualcuno vi avrà spiegato che per ottenere tutte le tonalità
possibili ed immaginabili, occorre mescolarne soltanto alcune, dette per
l'appunto "fondamentali". Con una opportuna combinazione di blu,
verde e rosso, si possono soddisfare tutti i gusti. Ebbene, il monitor è un
abilissimo pittore, che seguendo dettagliati
ordini impartiti dal computer
attraverso la scheda video, riesce a comporre sofisticate
immagini attraverso la combinazione di questi tre colori. Tutto ciò è
possibile perché il classico pennello di legno
e setole è stato sostituito da tre piccoli "cannoncini
elettronici" il cui compito è
quello di produrre dei fasci elettronici diretti verso lo schermo. Questa superficie si
compone di migliaia di "pixel"
(elementi costituiti da minuscoli
puntini al fosforo), alcuni capaci di
emettere radiazioni rosse, altri blu e altri
ancora verdi quando colpiti dai
fasci elettronici. Dosando opportunamente le intensità
dei segnali ecco quindi apparire sul video i più disparati colori.
Il numero dei pixel definisce quell'importante caratteristica che è la
risoluzione. Lo standard VGA
(Video Graphics Array) permette una risoluzione massima di 640x480, cioè l'immagine è costruita con
un reticolo di 480 righe ciascuna di 640 pixel. Oggi però si
raggiungono prestazioni migliori, come a 1280x1024, grazie ai monitor SuperVGA che
rapidamente stanno
rimpiazzando i predecessori. I prodotti dell'ultima generazione permettono,
se supportati da apposita scheda video, di scegliere tra risoluzione e
profondità di colore.
Una
indicazione che compare sovente nei fogli pubblicitari è il dot
pitch. Si tratta della distanza, espressa in millimetri, che intercorre
tra due pixel consecutivi. Un valore pressoché comune è 0.28 ma per alcuni monitor di elevata qualità si scende anche, a 0.24.
La
dimensione dei monitor è convenzionalmente indicata dalla misura in pollici
della diagonale dello schermo. Valori tipici sono 14” e 15” per i PC di
casa, 20” e 21” per quelli di uso professionale, e l'intermedio 17”,
per l'appassionato che vuole "vederci chiaro" o per l'attività
in ufficio.
Poichè,
aumentando la risoluzione (e quindi il livello di definizione), diminuisce la
dimensione dei caratteri, su di uno schermo troppo piccolo rischieremmo di
sacrificare molto la nostra vista. Vale la regola che ogni misura dei monitor
predilige una risoluzione:, il 14 pollici gradisce la 640x480;
il 15 pollici la 800x600, il 17 pollici la
1024x768 e così via. Fermo restando che non c'è nessun vincolo ad opere in
modo differente.
Detto
questo, ritorniamo alla descrizione
del funzionamento, con una informazione che probabiImente lascerà perplessi i
meno esperti: l'immagine che ci appare non è fissa. Infatti, i raggi emessi dai
cannoncini, scandiscono tutto il piano dello schermo dall'alto in basso, per
righe orizzontali, con una velocità tale da non far trasparire nulla ai nostri
occhi (a meno di anomalie di funzionamento). In gergo, si parla di refresh
rate (frequenza di rinfresco), ovvero il numero di volte che si ripete
la scansione dell’intero schermo in un secondo. In pratica, ci troviamo di
fronte ad un pittore instancabile che in continuazione dipinge la sua tela. Se
la ricomposizione avviene in due passaggi (prima le righe pari e poi le dispari)
si tratta di un monitor
interlacciato,
altrimenti di monitor non interlacciato.
All’atto
dell'acquisto fate molta attenzione che il refresh rate sia superiore o almeno
uguale a 70 Hz (cioè settanta ricomposizioni al secondo), in modalità non
interiacciata e possibilmente non variabile con la risoluzione. Eviterete
fastidiosi effetti legati ad una immagine poco stabile.
Ma
attenzione: non è tutto oro quello che luccica. Anche i monitor hanno qualche
difettuccio, che i costruttori stanno via via eliminando. Il più significativo
è quello delle emissioni di radiazioni (infrarosse, ultraviolette ed elettromagnetiche)
che possono arrecare danno alla vista, dato anche l'utilizzo ravvicinato che
spesso si effettua. Inizialmente si è posto rimedio con l'adozione di schermi
protettivi, che hanno a loro svantaggio l'inconveniente di ridurre la
definizione dell'immagine, provocando uno sforzo per la focalizzazione. Oggi si
producono monitor “Low
emission", cioè a bassa emissione, ed i più efficaci sono quelli che
soddisfano lo
standard
MPR-II (vedi capitolo sulla sicurezza/ergonomia).
Spesso
accade che si interrompa il lavoro al computer per un certo tempo, magari per
una telefonata, e lo si lasci acceso. Un'immagine, fissa può provocare danni al
vostro monitor. Ecco allora intervenire gli screensaver
(salvaschermo). Si
tratta di programmi che entrano in funzione quando il PC non riceve alcun
input per un prefissato numero di minuti. E come sempre i programmatori hanno
dato il meglio di sè, lanciando una vera e
propria screensaver-mania, vi sono screensaver per tutti i gusti: gatti che
saltano tra le icone, Pippo (proprio il simpaticone di Walt Disney) che cerca di
mettere ordine sul vostro desktop, maccheroni che si animano al suono di musica
e così via, senza limiti all'immaginazione. Attenzione però, perché spesso vi
offrono gratuitamente invitanti salvaschermo che poi si trasformano in micidiali
virus informatici (usate solo quelli che hanno una provenienza certa).
Gli
screensaver sono diventati un fatto di costume nel mondo dell'informatica anche
se per i monitor di più recente fabbricazione, esistono le funzioni di
risparmio energetico (Energy saver) che ne permettono lo spegnimento e la
riaccensione automatica.
Molti
sono gli accessori sviluppati ultimamente per i monitor. Si va dagli
altoparlanti incorporati per la multimedialità, ai microfoni o alle piccole
telecamere digitali da utilizzare per le videoconferenze. Inoltre, sono in
arrivo modelli provvisti di porte USB alle quali collegare nuove periferiche.
Per finire, ricordate di dare un'occhiata alla compatibilità dei monitor con gli standard VEDA, DDC, DPMS, Windows 95 Plug & Play, oltre che con le norme sul risparmio di energia dell'EPA Energy Star e con le norme di sicurezza antiradiazioni MPR II e di ergonomia TC095.
Riassumendo....
I
quattro dati fondamentali da considerare sono: dimensione dello schermo
(misurata in pollici), dot pitch, risoluzione e frequenza di refresh. Per le
dimensioni il 15 pollici è adatto all'uso entrylevel con una risoluzione non
oltre i 1.024 x 768 punti, il 17 è un jolly adatto a chi ha esigenze
sofisticate di office automation e fa saltuariamente grafica, mentre chi lavora
pesantemente con applicativi grafici deve rivolgersi ai monitor più grandi da
19 o 21 pollici, capaci di risoluzioni dell'ordine dei 1.600 x 1.200 punti. I
monitor da 14 pollici vanno considerati una risoluzione di ripiego. Il dot pitch
dà una prima indicazione sulla qualità del monitor.
Esso indica la distanza fra due gruppi di fosfori (o due strisce dello
stesso colore). Più è piccolo e meglio il monitor potrà riprodurre i
dettagli. In altre parole, due schermi di uguale dimensione ma con dot pitch
diverso daranno una resa diversa alle alte risoluzioni. Facciamo un esempio: in
un monitor da 17 pollici la base dello schermo è larga circa 32 centimetri. Se
il suo dot pitch è 0,31 millimetri
esso potrà mostrare 1.032 punti veri.
Se il dot pitch invece è di 0,26,
i punti “reali” saranno 1.230. Ora è probabile che l'elettronica del
monitor permetta, anche a quello con dot pitch da 0,31 di
funzionare a 1.280 x 1.024 punti, ma la resa sarà scadente perché i
pixel generati dal computer non troveranno corrispondenza nei fosfori dello
schermo. Riassumendo: un dot pítch di 0,31 è insufficiente; 0,28 va bene per i
monitor da 17 pollici in su; 0,26
è un ottimo valore anche per monitor più piccoli.
Veniamo agli ultimi due parametri; risoluzione e frequenza. Abbiamo
appena detto che risoluzione dello schermo e risoluzione dell'elettronica sono
due cose diverse, quindi è perfettamente inutile, che l'elettronica possa
andare a 1.600 x 1.200 se il video è di 14 pollici e il dot pitch di 0,28.
Comunque le risoluzioni più usate sono la 800 x 600, meglio la 1.024 x 768 (uso
office), la 1.280 x 1.024 (uso grafica pittorica) e la 1.600 x 1.024 (grafica
avanzata).Per finire parliamo di frequenza di refresh. Essa indica quante volte
in un secondo il monitor ridisegna l'immagine. Frequenze
troppo basse (50 o 60 Hz) danno luogo ad un caratteristico sfarfallio
dell'immagine che tende a stancare la vista dopo un breve periodo di utilizzo.
Il valore minimo deve quindi essere di 75 Hz. Attenzione però: alcuni monitor
supportano le basse risoluzioni con
frequenze di 75 o 80 Hz, ma scendono a 60 quando si passa alle alte risoluzoni.
Nel caso siate interessati alle immagini ad alta definizione, quindi, sarà bene
stabilire quale sia la frequenza , di refresh.
Le
schede video possono cambiare il vostro rapporto con il PC. Addio vecchie
immagini poco definite. Potreste trovarvi di fronte ad un monitor e pensare di
star vedendo un film, o di sfogliare un album di fotografie. Ma, se incappate in
quelle create appositamente per la grafica tridimensionale, allora state attenti
a non confondervi tra virtuale e reale!
La
scheda video riceve messaggi (attraverso sequenze di bit) dal processore, li
elabora e li invia al monitor per la fase di visualizzazione, andando ad animare
una griglia di punti al fosforo (pixels). Più punti possono essere gestiti, più
l'immagine risulterà definita.
Ma
non basta solo questo. Occorre anche un certa quantità, di VRAM (Video Ram o
memoria video) per la gestione della cosiddetta profondità di colore, cioè del
numero differente di tonalità che può assumere un singolo punto (pixel). Si può
passare da schede a 4 bit (che gestiscono solo 16 colori) a schede a 24 bit
animate da sedici milioni e settecentomila colori. In pratica le informazioni
per ciascun pixel della griglia sono contenute in sequenze di zero ed uno. Se la
serie è costruita con quattro bit, le combinazioni diverse possibili sono solo
16, ma se si usano 8 bit, allora divengono 256 e
così via, fino a giungere a quasi 17 milioni di colori per rappresentazioni a
24 bit. E lo spettacolo è stupefacente!
Capirete
allora che più sono i pixel, più si necessita di memoria per visualizzare
immagini con elevate profondità di colore. Per esempio, una scheda VGA, con
pari monitor, utilizza 640x480=307200 punti. Quindi 24 bit (pari a 3 bytes),
richiedono ben 921700 bytes, cioè circa un mega di RAM. Tale valore sale
considerevolmente con lo standard SVGA (Super VGA), che garantisce una
risoluzione minima di 800x600 punti, tanto è che se non si investe in Video
RAM, si potranno mantenere molti colori solo a bassa risoluzione. Ci limitiamo a
dare un consiglio: investire nelle schede
grafiche di un certo livello fornirà un gran beneficio a voi (avrete immagini
fantastiche) ed al vostro PC, che sarà libero di dar sfogo a tutta la sua
potenza di elaborazione. Niente è più triste che vedere un prestante Pentium
soffocato dalla stretta morsa di una scheda video, un
po' datata, soprattutto oggi che il multimediale spadroneggia!
Dalla
scheda grafica, inoltre, dipende la frequenza di refresh, ovvero quante volte al
secondo l'immagine viene riscritta sullo schermo. Frequenze troppo basse (sotto
i 70 Hz) provocano un fastidioso sfarfallio dell'immagine.
Naturalmente,
per sfruttare appieno le caratteristiche della scheda grafica, essa deve essere
collegata ad un monitor capace di reggere la risoluzione e la velocità di
refresh, della scheda stessa. Inutile dunque,
puntare su una scheda da 1.600 x 1200 con refresh a 85 Hz, se poi, viene
collegata ad un monitor da 14 pollici, con risoluzione massima di 1.024 x 768
a 70 Hz.
Dal
punto di vista delle tipologie, possiamo tentare una sommaria distinzione delle
schede grafiche in tre categorie base: le schede 2D, le schede 3D e quelle con
funzionalità video. Tuttavia, la divisione tra le categorie, non e così netta,
perchè ad esempio, tutte le schede 3D fanno anche 2D e molte hanno la
possibilità di montare accessori per l'estensione alle funzioni video.
Le
schede 2 D, sono le più economiche, e sono adatte soprattutto ad uso in ambito
di office automation: si tratta, in genere, di schede “Stupide", ovvero
fanno fare tutto il lavoro, di calcolo alla CPU dei PC e si limitano a
visualizzare la matrice di punti che compone la schermata. Le più, sofisticate
dispongono di circuiti acceleratori che migliorano la velocità in operazioni
comuni (spostamento di finestre sul video, scrolling, ecc.). Alcune montano
anche la circuitazione necessaria a sviluppare a pieno schermo filmati in
standard MPEG1 (quello dei video CD).
Le
schede che oggi stanno avendo maggior successo sono quelle accelerate per il 3D.
Generalmente montano un processore dedicato capace di eseguire buona parte dei
calcoli necessari a mostrare grafica tridimensionale in tempo reale, sgravando
la CPU del computer da buona parte del carico.
Le
schede di questo tipo sono più costose (per via del processore e della maggiore
quantità di memoria che montano) ma il loro prezzo è in continua discesa.
La
terza generazione è quella delle schede con capacità video, dove per video
intendiamo proprio quello della TV. Queste capacità
possono riguardare l'ingresso (la scheda è in grado di acquisire e
registrare su disco segnali video provenienti da videocamere, videoregistratori
o sintonizzatori tv), l'uscita (il segnale del computer può essere riprodotto,
su videoregistratore o su schermo televisivo) od entrambe le cose.
Alcune consentono addirittura di miscelare segnali esterni con quelli generati dal computer consentendo effetti speciali.
Riassumendo...
La
quantità di memoria necessaria sulla scheda grafica dipende dalla risoluzione e
dal numero di colori che si intende utilizzare. Il consiglio è di scegliere,
una scheda con almeno 4 Mbyte di RAM per un tipico utilizzo domestico o
aziendale: i professionisti della grafica, invece, dovranno puntare a modelli
con almeno 8 Mbyte di memoria. La tabella seguente indica la quantità minima di
RAM necessaria per ogni combinazione di risoluzione e numero di colori:
tipo
di risoluz. |
16
colori (4bit) |
256
colori (8bit) |
65000
colori (16bit) |
16,7
mil. di colori (24bit) |
640x480 |
0,5
Mbyte |
0,5
Mbyte |
1
Mbyte |
2
MByte |
800x600 |
0,5
Mbyte |
1
Mbyte |
2
MByte |
2
MByte |
1024x768 |
1
Mbyte |
1
MByte |
2
MByte |
4
MByte |
1280x1024 |
1
Mbyte |
2
MByte |
4
MByte |
4
MByte |
1660x1200 |
2
MByte |
2
MByte |
4
MByte |
8
MByte |
1800x1440 |
2
MByte |
4
MByte |
8
MByte |
8
MByte |
La
scheda video è strettamente connessa al tipo di monitor in dotazione alla
macchina ed all'uso a cui è destinato il Personal Computer.
Solitamente
un elaboratore, al momento dell'acquisto, è equipaggiato con scheda e monitor
Vga o SuperVga che consentono una risoluzione sufficiente ad un utilizzo medio
(word processor, piccole applicazioni grafiche, videogiochi). Se il computer è
però destinato ad applicazioni di grafica professionale o ad animazioni
video, occorre dotare il computer di particolari tipi di schede video, si
tratta però di scelte da
effettuare con l’aiuto di esperti del settore poichè il loro costo può
arrivare anche a svariati milioni. Maggiore è la risoluzione del desktop,
maggiore è la quantità di dati o finestre visualizzabili contemporaneamente.
Ma se la risoluzione è troppo elevata rispetto alle dimensioni del monitor, i
caratteri risulteranno troppo piccoli e con i tratti confusi, allora sarà quasi
impossibile o comunque faticoso, leggere il testo.
Nella sottostante tabella sono indicate le risoluzioni ottimali, accettabili o sconsigliate, in base alla dimensione del monitor.
Risoluzione | 15 pollici | 17 pollici | 19 pollici | 21 pollici |
640 x 480 | accettabile | sconsigliato | sconsigliato | sconsigliato |
800 x 600 | ottimale | accettabile | accettabile | accettabile |
1.024 x 768 | sconsigliato | ottimale | ottimale | ottimale |
1.280 x 1.024 | sconsigliato | ottimale | ottimale |
|
1.600 x 1.200 | sconsigliato | sconsigliato |
||
1.800 x 1.440 | sconsigliato | sconsigliato |