Conoscere il rischio
I
principali rischi del territorio italiano segnalati dal
Dipartimento di Protezione civile riguardano:
Incendi boschivi e comuni
Il
patrimonio boschivo italiano è stimato intono a 8.675.100
ettari, pari al 28% della superficie totale del Paese. Negli
ultimi anni il problema degli incendi boschivi ha assunto
dimensioni definibili drammatiche. Ogni anno, quasi a scadenza
prestabilita, si ripete questo evento con ingenti danni, sia
ecologici che economici.
Affinché
si sviluppi un incendio sono necessari i tre elementi che
costituiscono il cosiddetto triangolo del fuoco: il
combustibile (erba secca, foglie, legno), il comburente
(l'ossigeno) e il calore (necessario per portare il
combustibile alla temperatura di accensione). Le cause di un
incendio possono essere:
-
naturali,
come ad esempio i fulmini e sono i fenomeni meno frequenti
in assoluto
-
di origine antropica,
cioè relative all'attività dell'uomo. Lo studio delle
cause del fenomeno induce a ritenere che il comportamento
dell'uomo, doloso o colposo che sia, è all'origine nella
maggior parte dei casi (83,5%) del diffondersi degli
incendi boschivi.
E'
comunque fuori dubbio che il fattore climatico e l'andamento
stagionale abbiano una notevole influenza nel creare le
condizioni favorevoli allo sviluppo ed alla propagazione degli
incendi boschivi. In base all'andamento meterologico e
climatologico, ci sono due periodi dell'anno ad alto rischio
incendi: uno estivo, nei mesi di luglio, agosto, settembre, più
marcato nelle regioni del centro sud e in Liguria; l'altro
invernale, gennaio, febbraio e marzo, relativo prevalentemente
alle zone dell'arco alpino, la Liguria, il Piemonte, la
Lombardia e il Veneto.
La
prevenzione
La
salvaguardia e la tutela dei boschi sono oggi strettamente
connesse al grado di civiltà degli uomini, alla loro cultura
e sensibilità. Si rilevano, infatti, insufficienti i divieti
e le sanzioni, i sistemi di lotta tecnologicamente avanzati, o
altre iniziative adottate, in presenza di una coscienza
sociale poco attenta alle esigenze dell'ambiente. L'opera di
sensibilizzazione delle popolazioni e di informazione dei
cittadini, anche attraverso l'uso dei mass media, non sarà
mai pienamente efficace se non mira a realizzare una cultura
della tutela del patrimonio forestale inteso come bene
imprescindibile che appartiene alla collettività.
L'attività di previsione e prevenzione è quindi fondamentale
nella lotta agli incendi boschivi. Il Dipartimento della
Protezione civile ha diramato alle Regioni le linee guida per
l'attuazione dei piani regionali antincendio boschivi. Tali
piani, aggiornati ogni tre anni ed elaborati a livello
provinciale, portano alla realizzazione della carta del
rischio sulla quale vengono indicati i boschi da difendere e
viene segnalata anche la presenza di eventuali bacini e
serbatoi di acqua, piste forestali percorribili da
fuoristrada, piazzole per elicotteri.
In alcune Regioni, in anni recenti, sono stati varati una
serie di provvedimenti di carattere preventivo e di
potenziamento dei sistemi di allarme e difesa, tra cui gli
impianti di teleavvistamento realizzati da molte
amministrazioni locali, con il fine di tutelare le già note
aree verdi soggetti al maggior rischio.
Con la legge n° 195 del 1991 sono stati concessi contributi
per la realizzazione di impianti di monitoraggio nelle Regioni
dove il rischio incendi boschivi è più elevato: Liguria,
Sardegna, Sicilia, Piemonte, Lombardia, Toscana, Puglia,
Calabria e Lazio. La normativa prevede che tali sistemi
abbiano caratteristiche tecniche che assicurino la piena
integrazione con il sistema satellitare ARGO, la prima rete di
telecomunicazione satellitare, non militare, impegnata a scopi
di protezione civile e controllo del territorio.
Come
comportarsi per evitare un incendio boschivo:
- Non
gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi:
possono incendiare l'erba secca delle scarpate lungo
strade e ferrovie
- E'
proibito e pericoloso accendere il fuoco nel bosco: Usa
solo le aree attrezzate. Non abbandonare mai il fuoco e
prima di andare via accertati che sia completamente spento
- Se
devi parcheggiare l'auto accertati che la marmitta non sia
a contatto con l'erba secca: possono rappresentare un
pericoloso combustibile
- Non
abbandonare i rifiuti nei boschi e nelle discariche
abusive: possono rappresentare un pericoloso combustibile
- Non
bruciare senza le dovute misure di sicurezza, le stoppie,
la paglia e altri residui agricoli: in pochi minuti
potrebbe sfuggirti il controllo del fuoco
Come comportarsi quando
l'incendio è in corso:
- Telefona
subito al 1515 per dare l'allarme se avvisti delle fiamme
o anche solo del fumo.
Non pensare che altri l'abbiano già fatto! Fornisci le
indicazioni necessarie per localizzare l'incendio.
- Cerca
una via di fuga sicura: una strada o un corso d'acqua. Non
sostare in luoghi verso i quali soffia il vento.
Potresti rimanere imprigionato tra le fiamme e non avere
più una via di fuga.
- Stenditi
a terra in un luogo dove non c'è vegetazione
incendiabile: il fumo tende a salire ed in questo modo
eviti di respirarlo.
- Se
non hai altra scelta, copriti con una coperta pesante o
altro materiale poco infiammabile e se possibile bagnato,
cerca di attraversare il fuoco dove è meno intenso per
passare dalla parte già bruciata: ti porti così in un
luogo sicuro! Ma ricorda: SOLO SE NON HAI ALTRA SCELTA!
- L'incendio
non è uno spettacolo, non sostare lungo le strade!
Intralceresti i soccorsi e le comunicazioni necessarie per
gestire l'emergenza.
Come comportarsi durante
un incendio domestico:
- Se
possibile cerca di uscire o portarti in un luogo sicuro:
in questo modo eviterai di respirare fumo e di rimanere
coinvolto nell'incendio
- Se
il fumo è nella stanza, filtra l'aria attraverso un
panno, meglio se bagnato, e sdraiati sul pavimento: a
livello del pavimento l'aria è più respirabile
- Se
il fuoco è fuori dalla porta cerca di sigillare, con
stracci possibilmente bagnati, ogni fessura: così facendo
eviti di far entrare il fumo e permetti alla porta di
contenere l'incendio
- Se
abiti in un condominio ricorda che in caso di incendio non
devi mai usare l'ascensore: potrebbe rimanere bloccato ed
intrappolarti al suo interno
- In
luoghi affollati dirigiti verso le uscite di sicurezza più
vicine, senza spingere o gridare: le uscite sono
realizzate per l'evacuazione rapida di tutte le persone
- Se
avverti un malessere, contatta subito il 118: puoi esserti
intossicato respirando i fumi o altre sostanze presenti
nell'ambiente
- Prenditi
cura delle persone non autosufficienti e, se puoi, aiutale
a mettersi al sicuro: potrebbero non rendersi conto del
pericolo
- Accedi
ai locali interessati dall'incendio solamente dopo che
questi sono stati raffreddati e ventilati:
potrebbero esserci ancora situazioni di potenziale
pericolo!
- Prima
di rientrare nell'appartamento consultati con i Vigili del
Fuoco: potrebbero esserci ancora situazioni di potenziale
pericolo
- I
prodotti alimentari che sono venuti in contatto con calore
o fumo da incendio, non sono da ritenersi più
commestibili
Rischio
sismico
Il
territorio italiano si estende su più placche tettoniche il
cui movimento reciproco genera periodicamente dei terremoti,
ovvero un rapido movimento del suolo che si origina dalla
rottura di strati rocciosi elastici all'interno della crosta
terrestre. La sua energia si propaga con onde elastiche e gli
effetti dipendono da una sola o da una serie di scosse nella
superficie terrestre. Il punto di origine del terremoto è
posto nella profondità terrestre e si chiama ipocentro,
mentre l'epicentro è il punto ad esso corrispondente sulla
superficie terrestre.
L'energia del terremoto, o magnitudo, viene misurata con la
Scala Richter, mentre con la Scala Mercalli viene indicata
l'intensità del terremoto, sulla base delle osservazioni
degli effetti delle scosse telluriche sui manufatti umani.
La scala Richter si basa sulla
quantità di energia scaricata e sulla durata
dell'evento e viene espressa in valori di Magnitudo.
|
Magnitudo
|
Descrizione
|
2,0-3,4
|
Scossa registrata ma non
percepita
|
3,5-4,2
|
Scossa percepita da poche persone
|
4,3-4,8
|
Scossa percepita da parecchie
persone.
|
4,9-5,4
|
Scossa percepita da tutti i
residenti.
|
5,5-6,1
|
Deboli danni alle strutture.
|
6,2-6,9
|
Notevoli danni alle strutture.
|
7,0-8,0
|
Danni gravi, rotaie deformate.
|
>8,0
|
Distruzione quasi totale.
|
La scala Mercalli serve per
valutare l'intensità di una scossa sismica su basi
empiriche, cioè tenendo conto dei suoi effetti sulle
persone e sugli edifici.
|
Grado
|
Denominazione
|
Effetto
|
1°
|
Strumentale
|
Avvertita solo dagli strumenti
sismici
|
2°
|
Leggerissima
|
Avvertita solo da qualche persona
ipersensibile o in particolari condizioni
|
3°
|
Leggera
|
Avvertita da poche persone
|
4°
|
Mediocre
|
Avvertita da molte persone nelle
abitazioni; oscillazioni di oggetti sospesi
|
5°
|
Forte
|
Avvertita da persone ferme o in
moto e anche addormentate; caduta di oggetti
|
6°
|
Molto forte
|
Avvertita da tutti; leggere
lesioni in alcuni edifici
|
7°
|
Fortissima
|
Caduta di fumaioli, lesioni negli
edifici, suono di campane
|
8°
|
Rovinosa
|
Distruzione parziale di qualche
edificio; qualche vittima
|
9°
|
Disastrosa
|
Distruzione totale di alcuni
edifici, gravi lesioni in altri; vittime non numerose
|
10°
|
Distruttrice
|
Distruzione di molti edifici;
molte vittime umane; spaccature nel suolo
|
11°
|
Catastrofica
|
Distruzione di centri abitati;
moltissime vittime; crepacci e frane nel suolo
|
12°
|
Ultracatastrofica
|
Distruzione di ogni manufatto;
pochi superstiti; sconvolgimento del suolo
|
Il
rischio sismico in sostanza, si valuta in base al danno
provocato da un terremoto. Può essere espresso in termini di
vittime, costo economico, danno alle costruzioni. Per definire
il livello di rischio di un territorio occorre conoscere la
sua sismicità, cioè quanto spesso avvengono i terremoti e
quanto sono forti, ma anche il modo in cui l'uomo ha costruito
le sue opere, quanti e quali sono i beni esposti, quanto
densamente è popolato. Infatti, a parità di frequenza e di
intensità dei terremoti, il rischio è nullo laddove non
esistono edifici, popolazione; mentre aree densamente
popolate, o con costruzioni poco resistenti alle onde
sismiche, presentano un rischio elevato.
La
prevenzione
L'Italia
è un Paese ad alto rischio sismico, specie se si considera
che i terremoti vanno a colpire un patrimonio edilizio che per
buona parte risale ad epoche antiche, quando non si
conoscevano le tecniche di costruzione antisismica.
Il
terremoto è un fenomeno non prevedibile e generalmente di
breve durata, ma che può avere effetti devastanti. L'unica
arma per la riduzione del rischio è la prevenzione, che vuol
dire fare una completa classificazione sismica dei Comuni,
costruire secondo norme tecniche antisismiche, adottare
comportamenti corretti e realizzare piani di emergenza
comunali necessari per organizzare un tempestivo soccorso alla
popolazione colpita.
Sulla
base della frequenza ed intensità dei terremoti che si sono
verificati sul nostro territorio, interpretati alla luce delle
moderne tecniche di analisi della pericolosità, l'Italia è
stata classificata in quattro zone sismiche (vedi carta
sismica nell’area formazione), che prevedono l'applicazione
di livelli crescenti di azioni da considerare per la
progettazione delle costruzioni. La classificazione del
territorio è iniziata nel 1909 ed è stata aggiornata
numerose volte fino a quella attuale che risale al 2003,
disposta con ordinanza del Presidente del Consiglio dei
Ministri.
L'adozione
della classificazione sismica del territorio spetta alle
Regioni, ciascuna delle quali, partendo dall'ordinanza del
Presidente del Consiglio dei Ministri del 2003 ha elaborato
propri elenchi dei Comuni con l'attribuzione ad una delle
quattro zone sismiche (vedi elenco sismicità Comuni
nell’area formazione).
Ogni
evento sismico di rilievo, anche fuori dal territorio
nazionale, viene monitorato dalle reti di rilevamento
coordinate dal Dipartimento (RNSC dell'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia); il Dipartimento ha anche una sua
rete di rilevamento, in grado di registrare gli eventi più
forti.
Come
comportarsi prima del terremoto:
- Informati sulla classificazione sismica del Comune
in cui risiede
- Informati su come si chiudono i rubinetti di gas,
acqua e gli interruttori della luce
- A scuola o nel luogo di lavoro, informati se
esiste un piano di emergenza
Come
comportarsi durante il terremoto:
- Se
sei in un luogo chiuso cerca riparo del vano di una porta,
perché può proteggerti da eventuali crolli
- riparati
sotto un tavolo in modo da evitare che oggetti pesanti o
vetro rotti possano caderti addosso
- non
usare scale e ascensore: spesso le scale risultano essere
la parte più debole dell'edificio
- in
auto non sostare in prossimità di ponti e terreni franosi
- se
sei all'aperto allontanati da costruzioni e linee
elettriche
Come comportarsi dopo il
terremoto:
- esci
con prudenza indossando scarpe
- raggiungi
uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture
pericolanti potrebbero caderti addosso
N.B.
Se non sei soccorritore esperto, non cercare di rimuovere
persone gravemente ferite, potresti aggravare la situazione.
Rischio
vulcanico
Le
eruzioni vulcaniche si verificano quando il materiale solido,
liquido e gassoso ad elevata temperatura, il magma, fuoriesce
in superficie. Le eruzioni possono essere di natura effusiva
cioè con colate di lava, oppure esplosiva, cioè con
frammentazione del magma in pezzi di varie dimensioni che
vengo scagliati ad altezze anche di decine di chilometri.
Fenomeni connessi all'attività vulcanica sono anche le colate
di lava, la caduta di materiali come cenere e lapilli, le
colate piroclastiche, l'emissione di gas, terremoti, maremoti,
incendi. I fenomeni più pericolosi sono le colate
piroclastiche e le colate di fango. Le eruzioni possono avere
una durata variabile, da poche ore a decine di anni; possono
avvenire dalla stessa bocca, come per il Vesuvio, o da più
bocche che si aprono in punti diversi (come Campi Flegrei e
l'Etna).
La
prevenzione
Rispetto
ai fenomeni sismici le eruzioni vulcaniche sono generalmente
prevedibili. Prevedere un'eruzione vulcanica vuol dire capire
dove e quando avverrà e di che tipo sarà.
Per
capire dove e quando sarà è necessario istallare delle reti
di monitoraggio che rilevino una serie di parametri fisico -
chimici indicativi dello stato del sistema vulcanico ed ogni
relativa variazione rispetto al livello base individuato.
Fenomeni che indicano una risalita del magma possono essere
rilevati da opportune reti strumentali fisse, in azione 24h al
giorno.
Per
capire, invece, di che tipo sarà l'eruzione occorre
effettuare studi sulla storia eruttiva del vulcano, studiare
il suo passato per conoscere il relativo comportamento futuro.
A questo si aggiungono gli studi geofisici, gravimetrici e di
topografia sismica, atti a definire quale sia la struttura
profonda del vulcano e il suo stato attuale.
Tra
le attività di prevenzione rientrano anche gli studi di
pericolosità, la definizione degli scenari di riferimento e
l'elaborazione di mappe del rischio; i piani di emergenza,
redatti sulla base degli scenari eruttivi e sulle
corrispondenti mappe di pericolosità, che prevedono tutte le
azioni da intraprendere in caso di crisi. Al momento sono
stati elaborati i piani nazionali di emergenza vulcanica per
il Vesuvio e i Campi Flegrei, mentre sono in via di
realizzazione quelli relativi ai vulcani siciliani.
La
sorveglianza dei vulcani italiani è condotta e coordinata
dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (www.ingv.it),
che opera in collaborazione con il Dipartimento della
Protezione civile.
Cosa fare se vivi o ti
trovi in una zona vulcanica:
- informati
sul piano di emergenza del tuo Comune
- evita
di avvicinarti alle zone crateriche, anche in periodo di
non attività
Come comportarsi in caso
di colate di lava:
- non avvicinarti ad una colata di lava attiva, oltre a
sprigionare gas, possono dar luogo a rotolamenti di massi
incandescenti
- non camminare sulla superficie di una colata lavica
anche dopo la fine dell'eruzione poiché esse mantengono
per anni il calore
Come comportarsi in caso
di caduta di "bombe vulcaniche"
- informati se l'area in cui ti trovi è soggetta a
ricaduta di materiali grossolani
- prendi visione del piano di emergenza e preparati ad una
eventuale evacuazione
Come comportarsi in caso
di caduta di ceneri vulcaniche:
- rimani in casa con le finestre chiuse e controlla
l'accumulo di cenere sul tetto il cui peso potrebbe
provocare lesioni e crolli
- all'esterno indossa mascherine di protezione e occhiali
antipolvere: le ceneri provocano disturbi all'apparato
respiratorio e agli occhi
Come comportarsi in caso
di emissioni gassose:
- evita di sostare o campeggiare in aree vulcaniche:
possono esserci emissioni anche in aree lontane dalla zona
del cratere
Rischio
idrogeologico
In
Italia il rischio idrogeologico è diffuso in modo capillare
da nord a sud a seconda dell'assetto geomorfologico del
territorio: frane, piene, esondazioni, sprofondamenti nelle
zone collinari e di pianura. Tra i fattori naturali che
predispongono il nostro territorio a questo tipo di fenomeni
rientra senza dubbio la conformazione geologica e
geomorfologica: i rilievi italiani, geologicamente giovani e
quindi non del tutto plasmati dagli agenti atmosferici, sono
particolarmente soggetti all'erosione e demolizione dovute
all'azione combinata di piogge, venti, gelo, corsi d'acqua
ghiacciai, oltre alle piogge intense e concentrate in breve
periodi. A tutto questo si aggiunge l'azione dell'uomo e le
continue modifiche del territorio che hanno incrementato la
possibilità di accadimento dei fenomeni.
A
provocare una frana concorrono diverse cause: oltre alla
quantità di acqua, o di neve caduta, importante è anche il
disboscamento e gli incendi. Nei pendii boscati le radici
degli alberi consolidano il terreno e assorbono l'acqua in
eccesso.
Le
piene e le inondazioni fanno parte del regime naturale dei
corsi di acqua. Quasi tutti i fiumi sono stati regolati
artificialmente per mettere in sicurezza le attività
dell'uomo, producendo così una serie di trasformazioni del
territorio. Comprimendo i fiumi nei loro alvei attraverso
opere di difesa (sponde, argini, canalizzazioni), consolidando
i torrenti di montagna, realizzando opere idrauliche di
imbrigliamento dell'acqua, i fiumi si sono artificializzati,
perdendo le caratteristiche di habitat favorevole per specie
animali e vegetali e mutando le condizioni di deflusso delle
acque.
Se
le precipitazioni sono molto intense e prolungate, la quantità
di acqua che raggiunge il fiume può crescere in modo
significativo, questo si ingrossa fino a raggiungere il
livello cosiddetto "di piena". Nel momento in cui il
corso d'acqua incontra un'occlusione o anche una mareggiata
alla foce, l'altezza dell'acqua supererà gli argini e il
fiume inizierà ad allagare il territorio circostante.
L'allagamento
non è l'unico danno di un'alluvione: se l'acqua erode il
terreno su cui scorre, trasporterà a valle anche terra, rocce
ed alberi, dando luogo alle cosiddette lave torrentizie.
Inoltre, lungo il percorso, l'acqua può provocare il crollo
di edifici, travolgere ponti, strade ed ogni cosa non ancorata
al terreno.
La
previsione e prevenzione
Il
continuo verificarsi di questi episodi ha orientato la
politica dalla gestione del rischio durante le emergenze ad
una cultura di previsione e prevenzione.
La
previsione delle varie ipotesi di rischio consiste nelle
attività dirette allo studio ed alla determinazione delle
cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi
ed alla individuazione delle zone del territorio soggette ai
rischi attesi.
Nel
caso del rischio idrogeologico, le attività di previsione
consentono di poter comprendere quali sono i fenomeni attesi.
Se la previsione è orientata all'individuazione dei fenomeni
e ad una predizione degli effetti attesi, la prevenzione è
imperniata sul concetto di riduzione del rischio al fine di
adottare provvedimenti utili all'eliminazione o attenuazione
degli effetti previsti al suolo.
Gli
interventi di tipo preventivo possono essere strutturali o non
strutturali. I primi consistono in opere di sistemazione
attiva o passiva, che mirano a ridurre la pericolosità
dell'evento, abbassando la probabilità di accadimento oppure
attenuandone l'impatto. In questo settore rientrano opere
quali argini, bacini di espansione, consolidamento dei
versanti. Gli interventi non strutturali consistono in azioni
finalizzate alla riduzione del danno attraverso l'introduzione
di vincoli che impediscano o limitino l'espansione urbanistica
in aree a rischio, la realizzazione di sistemi di allertamento
e di reti di monitoraggio.
La
pianificazione territoriale
Con
la legge 183/89 per la difesa del suolo, sono state istituite
le Autorità di bacino, enti incaricati di pianificare e
coordinare gli interventi sull'intero ciclo delle acque dei
bacini idrografici italiani.
Le Autorità di bacino governano tutti gli aspetti
pianificatori e programmatori attinenti alla difesa del suolo,
inquadrati in una visione finalmente organica in quanto
riferita ad un ambito territoriale, il bacino idrografico,
naturalmente delimitato dalla interazione tra le acque ed il
suolo stesso.
Compito
fondamentale dell'Autorità di bacino è la reazione del Piano
di bacino, "strumento conoscitivo, normativo e tecnico
operativo, mediante il quale pianificare e programmare le
azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla
difesa ed alla valorizzazione del suolo, alla corretta
utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche
fisiche ed ambientali" dei diversi territori.
La stessa legge ha provveduto alla definizione dei bacini di
interesse nazionale ed interregionale, demandando alle Regioni
la facoltà di istituire analoghe Autorità nei bacini
interamente compresi nei rispettivi confini.
Un
passo importante per la pianificazione territoriale del
rischio idrogeologico è stato fatto con la legge 267/98, che
ha previsto che le Autorità di bacino e le Regioni
provvedessero, entro un termine stabilito, alla perimetrazione
delle aree a rischio sulle quali venivano imposte delle norme
di salvaguardia per impedire ulteriori peggioramenti delle
condizioni di rischio. Nella stessa legge è previsto la
realizzazione per queste aree dei piani di protezione civile
per la tutela dell'incolumità delle persone.
Il
monitoraggio
Quando
si verifica un evento calamitoso è fondamentale monitorarlo
per cercare di capirne l'evoluzione. Ci si serve di una rete
di monitoraggio costituita da un certo numero di sensori di
telemisura in grado di trasmettere in tempo reale i dati
rilevati ai centri di raccolta e di elaborazione. I sensori
utilizzati più frequentemente sono i pluviometri, che
rilevano la quantità di pioggia caduta in un recipiente, e
gli idrometri dotati di rilevatori per misurare l'altezza
dell'acqua di un fiume. A questi strumenti si affiancano, a
seconda delle circostanze, i nivometri utilizzati nel caso di
precipitazioni nevose; anemometri per misurare la velocità
del vento; termometri che consentono di circoscrivere le aree
dove le temperature sono più basse e dove potrebbero essere
presenti manti di neve. L'utilizzo di questi strumenti
permette di fornire informazioni in grado di confermare la
situazione prevista oppure di aggiornarla su una evoluzione
imprevista. In tal senso sono fondamentali anche i dati come
quelli dei radar meteorologici, che consentono di rilevare
fenomeni che interessino vaste aree.
Cosa occorre sapere
Visto che l’idrogeologico (nelle
sue varie forme) è il principale rischio presente in Italia,
abbiamo pensato di approfondire più dettagliatamente il
problema e di seguito, proponiamo una breve lista di elementi
da sapere per conoscere meglio il proprio territorio ed
affrontare eventuali emergenze.
"Sei in grado di identificare
le varie tipologie di rischio idrogeologico alle quali il
territorio del tuo Comune è esposto?"
I principali fenomeni di rischio sono costituiti dalle frane,
alluvioni, possibilità di crollo di dighe, mareggiate,
erosioni costiere. E' opportuno rivolgersi al proprio Comune
di residenza per sapere dell'esistenza di aree soggette a
rischio idrogeologico e per poter conoscere con esattezza la
loro ubicazione.
"Esiste un piano di emergenza comunale?"
Il piano comunale di emergenza è
predisposto dal Sindaco: contiene una descrizione dettagliata
dei rischi presenti sul territorio e delle misure con le quali
fronteggiare l'emergenza.
Il piano di emergenza comunale ti insegna cosa fare prima,
durante e dopo l'evento.
E' importante inoltre sapere che il Sindaco è l'autorità di
Protezione civile più vicina al cittadino; provvede
all'attuazione dei primi servizi di soccorso e di assistenza
in ambito comunale.
"Il Comune in cui risiedi organizza esercitazioni di
Protezione Civile?"
Le esercitazioni sono lo strumento
fondamentale attraverso cui verificare l'adeguatezza del
modello di intervento, ovvero delle modalità di spiegamento
delle forze operative sul territorio.
"Nel tuo Comune ci sono organizzazioni di
volontariato?"
Le organizzazioni di volontariato
sono una componente essenziale del sistema di Protezione
Civile e rappresentano il canale attraverso cui anche tu puoi
partecipare attivamente.
In caso di frana:
Ricorda
che
·
Non ci sono case o muri che possano arrestare una frana.
Soltanto un luogo più elevato ti può dare sicurezza;
·
Spesso le frane si muovono in modo repentino, come le colate
di fango;
·
Evita di transitare nei pressi di aree già sottoposte ad
eventi franosi, in particolar modo durante temporali o piogge
violente.
Norme di comportamento
Prima
- Contatta il tuo Comune di appartenenza per
informarti sulla presenza di aree a rischio di frana nel
territorio comunale;
- Stando in condizioni di sicurezza, osserva il
terreno nelle tue vicinanze per rilevare la presenza di
piccole frane o di minute variazioni nella morfologia del
terreno: in alcuni casi, piccole modifiche della
morfologia possono essere considerate precursori di eventi
franosi;
- In alcuni casi, prima delle frane sono visibili
sui manufatti alcune lesioni e fratturazioni; alcuni muri
tendono a ruotare o traslare;
- Ascolta la radio o guarda la televisione per
apprendere dell'emissione di eventuali avvisi di
condizioni meteorologiche avverse. Anche durante e dopo
l'evento è importante ascoltare la radio o guardare la
televisione per conoscere l'evoluzione degli eventi;
- Allontanati dai corsi d'acqua o dalle incisioni
torrentizie nelle quali vi può essere la possibilità di
scorrimento di colate rapide di fango.
Durante
- Se la frana viene verso di te o se è sotto di te,
allontanati il più velocemente possibile lateralmente,
cercando di raggiungere una posizione più elevata o
stabile;
- Se non è possibile scappare, rannicchiati il più
possibile su te stesso e proteggi la tua testa;
- Guarda sempre verso la frana facendo attenzione a
pietre o ad altri oggetti che, rimbalzando, ti possono
colpire;
- Non soffermarti sotto pali o tralicci: potrebbero
crollare o cadere;
- Non avvicinarti al ciglio di una frana perché è
instabile;
- Se stai percorrendo una strada e ti imbatti in una
frana appena caduta, cerca di segnalare il pericolo alle
altre automobili che potrebbero sopraggiungere e dai
l’allarme alle Autorità.
Dopo
- Allontanati dall'area in frana. Può esservi il
rischio di ulteriori frane;
- Controlla se vi sono feriti o persone intrappolate
nell'area in frana, senza entrarvi direttamente. In questo
caso, segnala la presenza di queste persone ai
soccorritori;
- Verifica se vi sono persone che necessitano
assistenza, in particolar modo bambini, anziani e persone
disabili;
- Le frane possono spesso provocare la rottura di
linee elettriche, del gas e dell'acqua, unitamente
all'interruzione di strade e ferrovie. Riporta le notizie
di eventuali interruzioni alle autorità competenti;
Nel
caso di perdita di gas da un palazzo, NON entrare nel palazzo
per chiudere il rubinetto del gas. Verifica se vi è un
interruttore generale del gas fuori dall'abitazione ed in
questo caso chiudilo. Riferisci questa notizia ai Vigili del
Fuoco o ad altro personale specializzato.
In caso di alluvione:
Ricorda che:
·
Durante e dopo le alluvioni, l'acqua dei fiumi è fortemente
inquinata e trasporta detriti galleggianti che possono ferire
o stordire;
-
Macchine
e materiali possono ostruire temporaneamente vie o
passaggi che cedono all'improvviso;
-
Se
non si è in fase di preallarme e non piove, poni al
sicuro la tua automobile in zone non raggiungibili
dall'allagamento;
-
Le
strade spesso diventano dei veri e propri fiumi in piena.
Norme di comportamento
Prima
(preallarme)
- È
utile avere sempre a disposizione una torcia elettrica e
una radio a batterie, per sintonizzarsi sulle stazioni
locali e ascoltare eventuali segnalazioni utili.
- Salvaguarda
i beni collocati in locali allagabili, solo se sei in
condizioni di massima sicurezza;
- Assicurati
che tutti gli abitanti siano al corrente della situazione;
- Se
abiti ad un piano alto, offri ospitalità a chi abita ai
piani sottostanti, viceversa se risiedi ai piani bassi,
chiedi ospitalità;
- Poni
delle paratie a protezione dei locali situati al piano
strada e chiudi o blocca le porte di cantine o
seminterrati;
- Se
non corri il rischio di allagamento, rimani
preferibilmente in casa;
- Insegna
ai bambini il comportamento da adottare in caso di
emergenza, come chiudere il gas o telefonare ai numeri di
soccorso.
Durante
(allarme o evento in corso)
- E' cautelativamente preferibile concentrare nel
momento del preallarme anche le operazioni previste nella
fase di allarme o evento in corso.
- E' fondamentale ricordare che la differenza tra il
preallarme e l'allarme o evento in corso, può essere
minima e di difficile previsione: è sufficiente che la
pioggia si concentri in una zona ristretta per dar luogo a
fenomeni improvvisi di inondazione.
In casa
- Chiudi il gas, l'impianto di riscaldamento e
quello elettrico. Presta attenzione a non venire a
contatto con la corrente elettrica con mani e piedi
bagnati;
- Sali
ai piani superiori senza usare l'ascensore;
- Non
scendere assolutamente nelle cantine e nei garage per
salvare oggetti o scorte;
- Non
cercare di mettere in salvo la tua auto o i mezzi
agricoli: c'è pericolo di rimanere bloccati dai detriti e
di essere travolti da correnti;
- Evita
la confusione e mantieni la calma;
- Aiuta i disabili e gli anziani del tuo edificio a
mettersi al sicuro;
- Non bere acqua dal rubinetto di casa: potrebbe
essere inquinata.
Fuori casa
- Evita l'uso dell'automobile se non in casi
strettamente necessari;
- Se sei in auto, non tentare di raggiungere
comunque la destinazione prevista, ma trova riparo nello
stabile più vicino e sicuro;
- Evita di transitare o sostare lungo gli argini dei
corsi d'acqua, sopra ponti o passerelle;
- Fai
attenzione ai sottopassi: si possono allagare facilmente;
- Se
sei in gita o in escursione, affidati a chi è del luogo:
potrebbe conoscere delle aree sicure;
- Allontanati
verso i luoghi più elevati e non andare mai verso il
basso;
- Evita
di passare sotto scarpate naturali o artificiali;
- Non
ripararti sotto alberi isolati;
- Usa
il telefono solo per casi di effettiva necessità per
evitare sovraccarichi delle linee.
Dopo
- Raggiunta la zona sicura, presta la massima
attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità di
protezione civile, attraverso radio, TV e automezzi ben
identificabili della protezione civile;
- Evita il contatto con le acque. Sovente l'acqua può
essere inquinata da petrolio, nafta o da acque di scarico.
Inoltre può essere carica elettricamente per la presenza
di linee elettriche interrate;
- Evita
le zone dove vi sono ancora correnti in movimento;
- Fare
attenzione alle zone dove l'acqua si è ritirata. Il fondo
delle strade può essere indebolito e potrebbe collassare
sotto il peso di una automobile;
- Getta
via i cibi che sono andati in contatto con le acque
dell'alluvione;
Presta
attenzione ai servizi, alle fosse settiche, ai pozzi
danneggiati. I sistemi di scarico danneggiati sono serie fonti
di rischio.
In caso di siccità:
In questa sezione vengono riportate
le indicazioni fornite dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile
sul comportamento che devono tenere i cittadini delle aree
investite da fenomeni da siccità
Per risparmiare acqua
- munisci i rubinetti di frangigetti in modo da
ridurre l'uscita dell'acqua;
- verifica che non ci siano perdite. Se, con tutti i
rubinetti chiusi, il contatore gira, chiama una ditta
specializzata che sia in grado di controllare eventuali
guasti o perdite nella tubatura e nei sanitari;
- non lasciar scorrere inutilmente l'acqua del
rubinetto, ma aprilo solo quando è necessario, ad esempio
mentre si lavano i denti o durante la rasatura della
barba;
- non utilizzare l'acqua corrente per lavare frutta
e verdura: è sufficiente lasciarle a bagno con un pizzico
di bicarbonato;
- dove possibile, riutilizza l'acqua usata: l'acqua
di cottura della pasta, ad esempio, per sgrassare le
stoviglie, quella utilizzata per lavare frutta e verdura
per innaffiare piante e fiori;
- utilizza lavatrici o lavastoviglie, possibilmente
nelle ore notturne, solo a pieno carico, e ricordati di
inserire il programma economizzatore se la biancheria o le
stoviglie da lavare sono poche;
- utilizza i serbatoi a due portate, nei servizi
igienici; consente di risparmiare circa il 60% dell'acqua
attualmente usata con serbatoi a volumi fissi ed elevati;
- preferisci la doccia al bagno: è più veloce e
riduce di un terzo i consumi;
- quando vai in ferie o ti assenti per lunghi
periodi da casa, chiudi il rubinetto centrale dell'acqua;
- non utilizzare acqua potabile per lavare
automobili.
In caso di sospensione
dell'erogazione dell'acqua
- prima della sospensione, fai una scorta minima di
acqua per bagno e cucina e rifornisciti di piatti, posate,
bicchieri di plastica, ovatta e alcol denaturato;
- spegni lo scaldabagno elettrico e riattivalo dopo
che è tornata l'erogazione per evitare danni alle
resistenze di riscaldamento;
- al momento del ripristino dell'erogazione
dell'acqua, evita di usare lavatrice, lavastoviglie e
scaldabagno fino al ritorno della normalità, perché
potrebbero verificarsi fenomeni di acqua scura.
Rischio
nucleare
In
seguito all'incidente nucleare di Chernobyl e al referendum
del 1987, l'Italia ha interrotto l'attività delle proprie
centrali nucleari di potenza. Attualmente esse sono in fase di
chiusura definitiva e smantellamento.
Malgrado ciò la popolazione italiana è a rischio di
incidenti nucleari data la presenza di impianti nucleari posti
in territorio estero. Infatti esistono ben 13 centrali
nucleari di potenza ubicati a meno di 200 Km dal confine
nazionale. Tali centrali sono in Francia, Svizzera, Germania e
Slovenia.
Il
Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze
radiologiche, elaborato nel 1996 ed attualmente in via di
revisione, ha come riferimento uno scenario provocato proprio
da un incidente di una delle centrali sopra menzionate. Il
Piano contiene le azioni che le Autorità statali devono
intraprendere per limitare gli effetti della diffusione di una
eventuale nube radioattiva.
L'Italia
si è dotata di una rete nazionale automatica di allarme, la
rete REMRAD e di una rete complementare, rete GAMMA, avviate
negli anni '80 e ristrutturate nel corso degli anni '90,
entrambe gestite dall'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente
e per i servizi Tecnici (APAT) in collaborazione con il Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco. I dati che emergono dalla rete
di monitoraggio confluiscono nel sistema di calcolo ARIES,
messo a punto dall'Agenzia dell'Ambiente, che, insieme alle
previsioni meteorologiche ed altre specifiche informazioni,
elabora previsioni e modelli di diffusione di una eventuale
nube tossica su scala europea. In quanto membro dell'Unione
Europea, l'Italia aderisce al protocollo di scambio di
informazioni radiometriche EURDEP ed è connessa al sistema di
scambio rapido di informazioni ECURIE; inoltre, in quanto
firmataria delle Convenzioni dell'Agenzia internazionale per
l'energia atomica sulla pronta notifica e sulla mutua
assistenza in caso di incidente nucleare, ha nominato le
proprie Autorità competenti per gli incidenti in territorio
nazionale e all'estero.
La
normativa di riferimento in Italia fa capo al decreto
legislativo 17 marzo 1995 n° 230 e successiva modifica con il
decreto legislativo 26 maggio 2000 n° 241. Tra le altre cose
la normativa disciplina le situazioni determinate da incidenti
che danno luogo ad una immissione di radioattività
nell'ambiente che si verifichino al di fuori del territorio
nazionale; l'attività e le procedure di informazione della
popolazione sulle misure di protezione e sul comportamento da
adottare in caso di emergenza radiologica.
Cosa
fare durante un'emergenza radiologica:
Qualora
si verifichi un incidente nucleare è importante restare in
ascolto di radio e televisioni perché è attraverso questi
canali che verranno date le indicazioni da seguire.
Qualora
venga diramato l'ordine di evacuare le abitazioni ricorda:
- prima di uscire chiudi porte e finestre
- in auto tieni chiusi i finestrini e spento
l'impianto di aerazione
- ascoltare la radio per essere informati
sull'evolversi della situazione
Se
l'ordine di evacuazione non viene diramato:
- restare in ambienti chiusi
- chiudere porte e finestre
- spegnere gli impianti di aria condizionata e i
sistemi di aerazione esterna
- spostarsi se possibile in ambienti seminterrati o
interrati
Se
si sospetta di essere stati esposti a radiazione:
- fare una doccia
- cambiare gli abiti e le scarpe, metterli in un
sacco e riporli fuori dell'abitazione
Rischio
chimico - industriale
In
seguito all'incidente che nel 1976 provocò la fuoriuscita di
diossina dall'ICMESA di Seveso con gravissime conseguenze
sulle persone e sull'ambiente, gli stati europei predisposero
una normativa per regolamentare e limitare il rischio
derivante dalla lavorazione industriale di sostanze chimiche
pericolose per l'uomo e l'ambiente. Questo problema ha assunto
una dimensione mondiale quando a Bophal, in India, nel 1984
una gigantesca nube tossica fuoriuscita da una fabbrica
americana di pesticidi avvolse la città provocando circa 40
mila vittime e contaminando oltre 500 mila persone.
Il
rischio chimico - industriale deriva da attività
potenzialmente pericolose quali il deposito, la produzione, la
lavorazione o trasformazione di sostanze che, per loro natura,
per quantità o modalità di lavorazione possano dar luogo
allo sviluppo di incidenti di rilevante portata per la
popolazione e l'ambiente.
Tali sostanze sono composti chimici che provocano effetti
nocivi sull'organismo umano quando sono inalati, ingeriti o
assorbiti per via cutanea (sostanze tossiche), oppure che
possono liberare grandi quantità di energia termica (sostanze
infiammabili) e/o energia dinamica (sostanze esplosive).
Vengono
definite installazioni industriali a rischio incidente
rilevante quelle in cui siano presenti determinate sostanze
pericolose e in cui siano presenti condizioni operative tali
da far ritenere possibile il rilascio all'esterno delle
sostanze e dell'energia in esse disponibili, o che siano
esposte al cosiddetto "effetto domino", ovvero
quando un incidente in un deposito ne può creare altri a
catena.
La
prevenzione
La
prevenzione degli incidenti industriali rilevanti è
regolamentata da una ricca normativa di settore. Legge di
riferimento principale in Italia è il Decreto legislativo
334/99, che ha recepito la Direttiva CEE n° 82 del 1996,
meglio conosciuta come Direttiva Seveso 2.
Essa
definisce i processi produttivi, la natura ed i quantitativi
di sostanze pericolose che caratterizzano gli stabilimenti a
rischio di incidenti rilevanti, introducendo importanti novità
soprattutto sul piano della sicurezza, l'informazione al
pubblico, il controllo dell'urbanizzazione. La normativa
stabilisce l'obbligo, per i proprietari ed i gestori di
depositi e impianti in cui vengono stoccate o impiegate in
determinate condizioni certe sostanze pericolose (in quantità
tali da poter dar luogo ad incidenti rilevanti) di adottare
tutte le precauzioni finalizzate ad evitare il verificarsi di
incidenti e alla mitigazione delle conseguenze, qualora essi
dovessero verificarsi.
Per poter individuare le misure più adeguate da adottare, il
gestore dell'impianto è tenuto ad effettuare un'analisi di
sicurezza, per la individuazione degli incidenti connessi con
l'esercizio dell'impianto, insieme allo studio della loro
evoluzione in termini di conseguenze, per l'uomo e l'ambiente.
La
normativa prevede, inoltre, di notificare all'Autorità le
caratteristiche della propria attività produttiva e i
risultati dell'analisi, dimostrando di aver assunto adeguate
misure di prevenzione, protezione e mitigazione necessarie per
prevenire e far fronte agli eventi incidentali risultanti
dall'analisi.
Nei
casi più complessi (ovvero in presenza di quantitativi
consistenti di sostanze pericolose) il gestore dell'impianto
deve predisporre uno specifico rapporto di sicurezza corredato
da una approfondita analisi dei rischi e da una stima delle
possibili conseguenze in caso di incidente (in particolare in
rapporto con il territorio urbanizzato in cui l'impianto si
colloca). Dal censimento predisposto dalla Direzione
Inquinamento Atmosferico e Rischi Industriali, in
collaborazione con il Dipartimento Rischio Tecnologico e
Naturale dell'ANPA, emerge che in Italia ci sono 1105
stabilimenti a rischi incidenti paragonabili a quello di
Seveso.
Cosa
fare in caso di allarme:
- E' opportuno rifugiarsi al chiuso
- chiudere porte e finestre
- seguire le informazioni trasmesse da radio e tv ed
ai messaggi diffusi con altoparlanti
In
caso di nube tossica:
- chiudere le aperture verso l'esterno
- sigillare con nastro adesivo le prese d'aria
- tamponare con panni bagnati le fessure di porte e
finestre
- se necessario tenere un panno bagnato anche su
bocca e naso
In
caso di ordine di evacuazione:
- evacuare la zona seguendo le istruzioni delle
autorità
- tenere un panno bagnato su naso e bocca
- a meno che non sia espressamente richiesto,
evacuare senza le auto
- dirigersi al punto di raccolta indicato dalle
autorità
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